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Comunicato stampa: Il PAM cerca aiuto per l'Africa occidentale devastata dalla guerra

20/11/04

Freetown - Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ha rivolto un appello oggi alla comunità internazionale affinchè aiuti un milione circa di persone nell’Africa occidentale che lotta per superare gli effetti devastanti della guerra.

“Se vogliamo che la situazione si stabilizzi in Guinea, Liberia e Sierra Leone la comunità internazionale si deve impegnare nell’aiutare le persone a rifarsi una vita normale”, ha detto Jean Jacques Graisse, Vice Direttore Esecutivo del PAM, dalla capitale della Sierra Leone, Freetown.

Graisse stava parlando ad una conferenza internazionale – la prima di questo genere – in cui rappresentanti delle nazioni africane, agenzie delle Nazioni Unite, Ong e comunità dei donatori hanno passato in rassegna i progressi e i bisogni della regione. Il Ministero degli Affari Esteri italiano ha sponsorizzato la conferenza.

“E’ una regione tormentata ma, come hanno notato i partecipanti alla conferenza visitando i progetti umanitari, i progressi compiuti sono impressionanti e lasciano ben sperare. Ma se non si darà una risposta ai principali bisogni - cibo, casa e un reddito – non ci sarà una stabilità duratura”, ha detto Graisse.

Nel 2004 il PAM ha assistito circa 900.000 uomini, donne e bambini nei 3 paesi della regione dove le infrastrutture sociali ed economiche come pure la produzione agricola sono stati distrutti dalla guerra.

Il PAM è molto preoccupato dei recenti disordini in Costa d’Avorio e del loro potenziale impatto sulla regione. Migliaia di ivoriani sono scappati in Liberia, creando problemi date le scarse risorse del PAM e minacciando le conquiste fatte dal paese che, solo di recente, è uscito dalla guerra.

“Finalmente la gente di Guinea, Liberia e Sierra Leone vive senza la violenza quotidiana della guerra. Spetta alla comunità internazionale rispondere ai bisogni delle popolazioni aiutandoli nella loro lotta contro fame e povertà”, ha detto Graisse. “La loro richiesta non può essere cancellata dall’agenda internazionale”.

A gennaio il PAM lancerà un nuovo programma biennale del valore di 155 milioni di $ per i tre paesi della regione in modo da fornire ancora assistenza umanitaria a oltre un milione di sfollati. Fornirà anche razioni alimentari speciali per i bambini malnutriti, le donne incinte e quelle che allattano.

Fino ad ora i donatori hanno contribuito con 61,3 milioni di $ all’appello di 81,6 milioni di $ fatto dal PAM nel 2004 per le operazioni nella zona costiera dell’Africa occidentale.

Guinea, Liberia e Sierra Leone si trovano a stadi differenti nel processo di normalizzazione e il PAM cerca di adattare i suoi interventi in modo conseguente: dalla distribuzione del cibo di emergenza alle vittime della guerra all’aiuto alimentare per rafforzare la struttura sociale ed economica.

Il PAM prevede di fornire pasti a scuola a circa 730.000 bambini, di sviluppare corsi professionali, l’assistenza all’agricoltura e altri progetti che consentano di creare strumenti produttivi nei tre paesi.

Centinaia di migliaia di rifugiati e sfollati liberiani, che cominciano ora a tornare a casa, saranno assistiti dal PAM nel quadro del programma di rimpatrio lanciato dalle Nazioni Unite all’inizio di questo mese.

In Guinea il PAM sosterrà progetti che aiutino la produzione di reddito per aiutare i rifugiati, gli ex combattenti e la popolazione locale nei luoghi dove i nuovi arrivati si sono insediati.

La Sierra Leone sta facendo dei grandi progressi nella stabilizzazione e ricostruzione a quasi tre anni dalle prime elezioni presidenziali dal dopo guerra. Oltre mezzo milione di rifugiati e sfollati sono tornati alle loro comunità. La produzione nazionale di riso ha raggiunto l’80 per cento dei livelli pre guerra. Migliaia di bambini, che un tempo avevano fucili e machete adesso hanno libri di scuola.

“I bisogni umanitari dei tre paesi sono immensi”, ha detto Graisse. “ Con le tante crisi nel mondo, è facile porre in secondo piano Guinea, Liberia e Sierra Leone ora che la fase più acuta del conflitto è passata. Ma questo sarebbe proprio il momento sbagliato per trascurare queste aree. Spetta alla comunità internazionale garantire la pace.